PANE E TULIPANI

(di Silvio Soldini con Licia Maglietta, Marina Massironi, Bruno Ganz)

I buoni sentimenti ed il mondo femminile sono un binomio che in molte occasioni sono stati usati come escamotage strappalacrime e trame che se non sono la copia di soap opera vi si avvicinano molto. L'altra metà dello schermo ci è apparso in numerose occasioni raffigurato con un accentuato sentimentalismo oppure nella sua accezione 'virile' con tentativi, poco riusciti nel loro scopo, di affermazione della parità raggiunta. Con Silvio Soldini l'equilibrio sembra ricostruito alla sua base, con il riconoscimento non della fragilità o della uguaglianza di modi tra uomo e donna, ma nella loro originalità e singolarità, come a dire: non sono uguali agli uomini o diverse da noi, sono semplicemente 'altro'.

Il pane e i tulipani infatti sono gli estremi di una scelta, che la signora Rosalba Barletta (Licia Maglietta) si trova a fare. Quando infatti, abbandonata per caso ad un autogrill durante una gita a Paestum, decide di non tornare subito a casa ma vuole vivere la sua vacanza a Venezia sola ed in una nuova vita, lei ritrova un mondo che da tempo aveva abbandonato, come riaprire una parentesi che la vita in famiglia aveva costretto a chiudere. Inizia a lavorare da un fioraio grazie agli insegnamenti che il nonno le aveva lasciato, conosce insoliti personaggi che riescono ad assaporare il tempo grazie ad un modo di affrontare a vita sereno (lo stress non è solo una parola, ma una grave malattia della nostra società); tutto il contrario di quello che accade a casa sua a Pescara, dove il marito, venditore di sanitari ed infissi, conduce la solita vita di provincia costituita di lavoro (tanto), amante, immagine. La provincia è nel sangue del marito al punto da fargli assumere un investigatore (amatoriale) e metterlo sulle tracce della moglie.

La nostra protagonista intanto continua la sua vita ideale, accompagnata da strani sogni che le portano qualche senso di colpa ma sempre troppo collegati ad un'esistenza grigia. La 'gita' veneziana è invece magnetica, sveglia una curiosità insita nella sua anima; tanto più che si trova a che fare con un personaggio misterioso quale è il padrone di casa, Fernando (Bruno Ganz) un cameriere dal linguaggio aulico e dai modi galanti oltreché coltissima persona. Conosciuto in un ristorante in un primo momento di carenza economica questi si offre di darle ospitalità solo per 'qualche giorno'. La signora Barletta resta invece perennemente in casa del cameriere, scoprendo tanti lati del suo passato che lo presentano prima bieco donnaiolo, poi vittima di una donna ed infine semplice buonuomo. La spensieratezza continua in quel vivere leggero ma la provincia si fa sotto, torna a bussare alla porta e dopo qualche inseguimento e vani stratagemmi purtroppo l'inesorabile giorno del ritorno arriva. Ma il film non finisce esattamente qui. Un lieto fine che non ci si aspetterebbe (lo stesso Soldini in una recente intervista ha ammesso che se avesse fatto il film qualche anno fa esso non avrebbe avuto questo genere di finale) conclude una storia dolce, evitandoci un amaro risveglio.

La struttura del film è segmentaria, sono sequenze poco unite, quasi una storia a puntate, supportate dal sorriso incontenibile di Licia Maglietta. Forse la velocità potrebbe essere più presente, ma è una scelta del regista anche per darci più tempo di riflettere sulla semplicità della storia.

Davide Dionesalvi

 

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